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Reincarnazione nell’induismo 

Cos’è la reincarnazione nell’induismo? Prima di trovare una risposta alla reincarnazione nell’induismo, comprendiamo il concetto di reincarnazione. La reincarnazione è conosciuta come la rinascita dell’anima in un altro corpo. 

Questo avviene dopo la morte biologica, dove solo il corpo fisico viene disintegrato, mentre l’anima o lo spirito lascia il corpo ed entra in un nuovo corpo e inizia una nuova vita. La reincarnazione è un concetto cruciale nell’induismo insieme al karma, in associazione al Dharma. In effetti, la reincarnazione è molto fraintesa dalle persone, specialmente in Occidente. 

È un gioiello splendente nella ricerca della conoscenza, dell’illuminazione e della liberazione dal ciclo di nascite e morti. Questo articolo tenta di spiegare questo concetto in termini facili da capire.

La religione indù crede nei cicli di nascite e morti e trasmigrazione dell’anima. Crede che sia solo il corpo umano costituito da elementi che vengono distrutti nel momento della morte mentre l’anima del corpo migra e trova un posto in un altro corpo. Questo processo continua finché l’anima non diventa matura e pronta a lasciare il ciclo di nascite e morti. Il tuo karma o le tue azioni e il tuo comportamento modellano la tua vita presente e futura.

Reincarnazione nell’induismo

Il ciclo delle nascite e delle morti continua finché l’anima non diventa perfetta.

La dottrina della reincarnazione nell’induismo è anche conosciuta come trasmigrazione dell’anima e della rinascita. Per i dotti, è semplice come il passaggio dell’anima da un corpo all’altro. L’anima è imperfetta e deve spostarsi da un corpo all’altro fino a raggiungere la perfezione. 

Fino ad allora, deve passare il tempo sulla terra. È solo quando l’anima immatura diventa perfetta che può aspettarsi di ricongiungersi con l’anima universale o Dio. 

Questo può richiedere diverse centinaia o addirittura migliaia di anni e l’anima entra in molti corpi e prende la forma di un essere vivente. Alla morte di un corpo, l’anima migra in un altro corpo e il processo continua fino a raggiungere la liberazione. 

Da questo processo nasce un’incomprensione profonda, specialmente in occidente, dove l’interpretazione della reincarnazione è vista come “seconda opportunità” o come uno “scarica barile” (molto di moda in occidente) per le proprie mancanze di questa vita. Questo fraintendimento accade nel migliore dei modi. 

Nel peggiore, alcune persone ambiscono e scelgono loro in cosa rinascere, come una pianta, un animale o peggio ancora, in qualcosa di insignificante. Insomma, un pensiero infantile, sempliciotto, e…abbastanza frivolo. 

 

La Bhagavad Gita dà una spiegazione

Il testo sacro Bhagavad Gita spiega il concetto di reincarnazione in uno dei suoi versi. In particolare, il tema della morte e della reincarnazione, cosi come anche il concetto di Anima individuale e Anima suprema, sono indicai in vari capitoli, come nel secondo “Sintesi della Bhagavad Gita” al verso 18 Krishna dice: “Proprio come un uomo scarta vestiti consumati e indossa nuovi vestiti, l’anima scarta i corpi logori e ne indossa di nuovi”. Quindi, l’anima porta i corpi proprio mentre indossiamo vestiti sui nostri corpi. L’anima lascia il corpo quando diventa vecchio e inutile e va alla ricerca di un nuovo corpo. Il corpo che l’anima ottiene dopo che un corpo è distrutto dipende dal karma e dai desideri nell’ultima nascita.

A questo punto, la Bhagavad Gita continua nel capitolo 8, “Raggiungere l’Assoluto”, nel quale Krishna spiega molto bene lo stato della mente irrequieta al momento della morte ed enuncia così le soluzioni per fissare la mente in Krishna (o in uno stato meditativo profondo) nonostante la difficoltà visto il momento. 

Nel capitolo 13, Krishna continua a spiegare la complessità della natura dell’anima, o “Jiva” l’essere individuale, dove sostanzialmente si identificano 2 tipologie di anima (o Atman), ovvero, l’anima individuale che permea il campo d’azione ( il corpo materico e la mente), e l’Anima Suprema, quel tipo di anima che trascende ogni influenza, ne permette l’azione ma n’è al di là delle influenze materiali dette “Guna”,

L’induismo crede che un essere umano debba sopportare la vita sulla terra e affrontare tutte le sofferenze in molte forme di vita. Deve sperimentare tutto prima che sia pronto per riunirsi con l’anima universale. Secondo l’induismo, l’anima è presente in tutte le forme di vita, anche nelle piante e nei pesci. Tuttavia, il potenziale di questa anima è esibito in vari gradi in diverse forme di vita. Mentre questo potenziale è scoperto come essere umano, rimane coperto quando l’anima prende il corpo di una pianta o di un piccolo insetto. 

L’anima è più vigile quando è dentro un essere umano. Questo è il motivo per cui, secondo l’Induismo, si dovrebbero compiere sforzi coscienti per ottenere il nirvana o l’illuminazione quando ottiene la vita come essere umano.

La tua vita come essere umano non è un singolo evento che si risolleva con la tua morte. Rappresenta solo un singolo episodio in una lunga recita. Devi fare molte apparizioni su questa terra in diverse forme di vita fino a quando la tua anima diventa perfetta e pronta per l’unificazione con l’anima universale.

Credere e prendere rifugio nella reincarnazione, non è oggettivamente una bella cosa. Estromettendoci dalla concezione induista, fermati e rifletti. 

Basta una semplice domanda, “rifaresti una vita del genere” 

La reincarnazione NON E’ un altra opportunità, ma al contrario, la reincarnazione è un ennesima sofferenza. 

Non c’è obbligo di credenza in ciò, una persona è libera nel credere quel che più è in sintonia sul suo pensiero, tuttavia riempirsi la bocca di parole del quale non si ha una conoscenza, ma solo un idea nebulosa e astratta, contribuisce “karmicamente” a reincarnarsi nuovamente. 

Infine la Bhagavad Gita, spiega in modo egregio che il corpo posseduto, è soltanto un pezzo materico destinato alla distruzione ed il corpo che abbiamo oggi, cosi come la nostra mente (che è a sua volta materica e destinata ad un fine), è il frutto delle nostre azioni e desideri passati. 

Perchè vi è questa grossa mal interpretazione, ma se ne parla costantemente, oggi più che mai? 

Il momento della morte è oggettivamente ed inconfutabilmente l’UNICA certezza reale che abbiamo nella nostra esistenza terrena. Come è certo che nasciamo, è certo che saremo destinati a morire. Questo è un dato empirico ed inconfutabile.

In occidente tuttavia, si è sviluppato un maggior attaccamento al corpo, ed un identificazione della vita stessa, e questo è causa profonda di ignoranza, il quale porta a rifiutare la morte come un naturale processo della vita, e questo aumenta inconsciamente il senso “di nullità” dell’essere umano. Nullità intesa come un essere tra tanti, il quale è stato creato dal nulla, si manifesta, si stabilizza, e scompare. 

La morte è oggettivamente un passo doloroso che prima o poi dovrà succedere. Solo accettando la morte è possibile accettare la vita e viceversa. D’altronde lo stesso San Francesco d’Assisi chiama la morte come “sorella”. 

Sperare nella reincarnazione per avere un altra possibilità è inconsciamente un sentimento subdolo di immortalità, e non importa oggettivamente NULLA sapere cosa saremo in una successiva vita, cosi come è del tutto inutile sapere cosa eravamo in una vita precedente. Il momento di vita e di conoscenza è OGGI. Non ieri e non domani. Oggi dobbiamo impegnarci per una realizzazione tanto ricercata e anelata. Ma questa ricerca DEVE essere sincera. 

Tutte le scritture (di ogni ordine e credo) confermano che per comprendere questi processi profondi, è d’obbligo la presenza di un Maestro Autentico. Pensare di comprenderli da soli e da autodidatta, equivale soltanto ad una mera perdita di tempo, ed invece di sviluppare l’umiltà, qualità fondamentale per accedere alla conoscenza, si sviluppa soltanto una mera illusione, incomprensione e ingrassamento dell’Ego, o forse più corretto chiamarlo con il nome di “Arroganza intellettuale, e saccenza spicciola”, confermando ancora una volta, la completa incomprensione delle cose. 

Lo stesso Srila Prabhupada spiega e riconferma più e più volte che la lettura di questi testi, non è un passatempo per i pensatori da poltrona, ma è destinato a formare uomini perfetti (in termini di carattere).

Sperando di aver contribuito ad un tuo arricchimento personale, ti ringrazio di cuore per la lettura del documento, sperando di aver chiarito in poche parole il concetto di morte, reincarnazione e senso della vita, anche se ci vorrebbe un esistenza intera per comprenderne le sue profondità. 

Hare Krishna. 

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