statistiche siti web La Meditazione, il Dhyana - SempliceMente Yoga Asti di Marco Gallo

Alcune precisazioni sul concetto di “Meditazione” secondo lo Yoga Classico.

Oggi vi sono innumerevoli forme di meditazioni praticate dalle persone, dalla meditazione Buddhista Vipassana, alla meditazione Metta, allo Yoga Nidra, Meditazioni Zen, fino poi ad arrivare alle tecniche più moderne come la Mindfluiness.

Tuttavia, la meditazione pura secondo lo yoga classico è soltanto il Dhyana, ovvero il settimo stadio della scala dello yoga di Patanjali.

Per meditazione NON SI INTENDE il “viaggiare con la mente” in un ricordo bello o in una situazione esterna poichè secondo lo Yoga, quella attitudine è equivalente ad un sogno cosciente, cioè ne più ne meno che un illusione momentanea.

Meditare non significa immaginarsi in un isola deserta, con un mare cristallino, il suono delle onde e cosi via.

Dhyana deriva dal sanscrito che si traduce con “contemplazione”, “riflessione” e anche “meditazione profonda ed astratta”.

Meditazione (dal latino meditatio, riflessione) è un termine comunemente usato nelle lingue occidentali moderne per riferirsi ad una pratica (dhyana, in sanscrito) usata per sviluppare una maggiore, consapevolezza dei processi mentali, anche, e non solo, attraverso la coltivazione di stati di calma concentrata.

Sebbene possa sembrare molto simile al sesto stadio Dharana (la concentrazione), la differenza è molto più profonda. Essendo arrivati ad un passo dal completare il percorso di privazione della sofferenza di Patanjali, la difficoltà non può che essere proporzionata.

Ma scopriamo più nel dettaglio le differenze tra Dhyana e Dharana.

* Dhyana è uno stato più profondo, che va oltre la semplice concentrazione. A prescindere dal soggetto della meditazione, lo scopo di questa tecnica è il raggiungimento di uno stato di contemplazione astratta da qualsiasi interferenza: tra queste interferenze troviamo ad esempio i nostri ricordi, opinioni, giudizi, esperienze, pensieri e persino l’ego. Si può quindi affermare che la contemplazione sia la naturale evoluzione della concentrazione.

* Se lo scopo di Dharana è quello di utilizzare il soggetto della concentrazione come
”mezzo” per estraniarsi dal mondo esterno, con Dhyana dobbiamo lasciare fuori dalla meditazione anche noi stessi per riuscire non solo a capire la vera natura, l’essenza del soggetto della meditazione, ma anche per imparare ad estraniarci da noi stessi e valutare il mondo da un punto di vista più obiettivo, senza pregiudizi del nostro essere.

*Può sembrare semplice a parole, ma in realtà non c’è mai un momento della vita in cui riusciamo ad escludere tutti gli stimoli esterni. Possiamo escludere alcuni sensi, come la vista, il gusto e l’udito, i più abili riusciranno a chiudere fuori l’olfatto e il tatto, ma estraniarsi dalla propria mente è una cosa molto più profonda e complicata.

Mettere in pratica la meditazione vera, il Dhyana, è MOLTO complesso e difficile, e richiede tantissimo tempo, dedizione, e pratica costante.
Comprendendo ciò, non confondiamo la Mindfluiness con il senso della meditazione reale, piochè non ha nulla a che vedere con ciò che realmente è il concetto e la pratica di meditazione.

Con la Mindfluiness, si fa semplicemente un viaggio piacevole in un sogno, dove l’astrattismo (il senso della meditazione) è del tutto inesistente.

Il concetto di Dhyana inoltre è ampiamente approfondito e descritto nella Bhagavad Gita, nel quale si dedica un capitolo intero, il capitolo 6 nel quale si parla del Dhyana Yoga ovvero la meditazione sul Divino.

La Meditazione, il Dhyana